Massimo Osti è approdato nel mondo della moda come graphic designer e non come stilista classico. Si è avvicinato al suo lavoro come progettista e comunicatore.
I suoi strumenti di lavoro più frequenti consistevano in un piccolo taccuino nero, sul quale annotava ogni idea, e in una fotocopiatrice, grazie alla quale copiava, tagliava e incollava pezzi di capi d'abbigliamento l'uno sull'altro. È così che prendevano forma tutte le sue creazioni e visioni. Scopri di più
Cinque delle figure più importanti nel panorama fashion mondiale raccontano l'influenza del designer italiano nel corso delle rispettive carriere.
#1Eugene Rabkin: Eugene Rabkin, fondatore del media fashion StyleZeitgeist, ricorda di aver scoperto il lavoro di Massimo Osti accidentalmente. Da allora, ogni suo progetto si è rivelato una scoperta continua.
#2Gareth Skewis: L'influenza di Massimo Osti sullo sportswear moderno, grazie alle sue innovazioni di product design e processi all'avanguardia, rimane ancora oggi una forza trainante. In questa intervista, Gareth Skewis, co-fondatore di PALACE Skateboards, racconta l'importanza del lavoro di Osti sul brand e sulla sua persona.
#3David Fischer: David Fischer, fondatore del media e creative agency HIGHSNOBIETY, ripercorre la visione futuristica di Massimo Osti negli anni '80 e '90, capace di anticipare le tendenze attuali.
#4Nick Sullivan: Intervistato nel suo studio di New York, Nick Sullivan, direttore creativo della rivista Esquire, descrive il lavoro di Massimo Osti come una svolta nella moda maschile contemporanea, grazie a maniacale ricerca sui tessuti, autenticità del design e la creazione di "uniformi studiate nel minimo dettaglio con una lunga storia".
#5Errolson Hugh: Il metodo di Massimo Osti di fotocopiare, incollare assieme capi diversi e assemblarli in prototipi ibridi innovativi ha influenzato particolarmente Errolson Hugh, fondatore e CEO di ACRONYM®.